Quando si parla di tonalità, si parla sempre di qualcosa di astratto e poco definito. Molti studenti di musica non hanno ben chiaro di cosa si tratta. A volta si associa la tonalità agli accordi, altre volte alle scale musicali e altre volte ancora alle alterazioni e all’armatura di chiave.
In questo articolo è mia cura darti tutte le nozioni necessarie e chiare per capire una volta per tutte cos’è la tonalità, cosa sono e come si riconoscono.

Comprendere le tonalità non solo ti aiuterà a superare determinati esami musicali, ma ti permetterà di comprendere più a fondo un determinato spartito musicale, mettendoti in condizione di prevedere anche quello che avverrà nelle prossime righe e pagine.
Cos’è una tonalità musicale
In termini semplici, la tonalità musicale definisce il “centro” o la “casa” di un brano musicale. Ogni tonalità contiene una tonica, ossia la nota portante, nonché la prima nota della scala musicale. Ad esempio, nella scala di Do – formata dalle note Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si – il Do è la tonica.
Ciò significa che tutte le altre 6 note della scala musicale ruotano attorno al Do.
Vuoi un esempio lampante di questo? Prova a suonare la seguente successione di note:
- Do
- Re
- Mi
- Fa
- Sol
- La
- Si
Una volta arrivato all’ultima nota – il Si – non hai quella grande voglia di suonare un Do e concludere la scala nella maniera migliore possibile?
È proprio questo il potere della tonica. Tutto parte da lei e tutto finisce con lei. Non a caso da “tonica” deriva il termina “tonalità”.
“ma quindi tonica e tonalità sono la stessa cosa?“
No. La tonica è la prima nota della scala musicale e tra un attimo ti spiego che cos’è la tonalità. Prima però devo parlarti degli accordi.
Se prendiamo ogni nota della scala musicale (e per semplicità prenderemo quella di Do maggiore) e ci costruiamo sopra un accordo, otteniamo questo:

Abbiamo così ottenuto:
- Do Mi Sol
- Re Fa La
- Mi Sol Si
- Fa La Do
- Sol Si Re
- La Do Mi
- Si Re Fa
Sette accordi, via via sempre più alti.
Creare un accordo sopra ogni nota dell’accordo significa, banalmente, aggiungere altre due note, sempre a distanza di un intervallo di terza tra loro.
Per farla facile: se la mia nota iniziale è sulla linea del pentagramma, le altre due note che vado ad aggiungere per formare l’accordo saranno anch’esse sulla linea (per esempio l’accordo Mi-Sol-Si).
La tonalità altro non è che l’unione tra la scala musicale (Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si) e gli accordi costruiti sopra ogni nota. Spesso questo procedimento prende anche il nome di armonizzazione della scala musicale.
Se la mia nota inizia su di uno spazio del pentagramma, le altre due note che vado ad aggiungere per formare l’accordo saranno anch’essere sullo spazio (per esempio l’accordo Fa-La-Do).
La Funzione degli Accordi nella Tonalità
Ognuno degli accordi che abbiamo visto sopra ha una determinata funzione e ci sono degli accordi più importante di altri.
Soffermiamoci sul primo accordo (Do-Mi-Sol) sul quarto accordo (Fa-La-Do) e sul quinto accordo (Sol-Si-Re).
Quando si parla di accordi e dunque di armonia, si preferisce nominare gli accordi con i numeri romani. Perciò parliamo di accordo di I grado, accordo di IV grado e accordo di V grado.
- I grado: prende il nome di accordo di tonica. La sua caratteristica è la sua estrema stabilità e carattere di riposo. L’accordo di tonica viene utilizzato nel 90% dei casi per cominciare e terminare un pezzo (che sia musica classica o pop è indifferente).
- IV grado: prende il nome di accordo di sottodominante. “Sottodominante” poiché si trova appena sotto la “dominante” che è l’accordo di V grado che analizziamo tra poco. Questo accordo emana una sensazione di “sviluppo” del brano, con un carattere di “movimento”.
- V grado: prende il nome di accordo di dominante. Dopo la tonica, è in assoluto l’accordo più importante ed ha un ruolo esattamente opposto alla tonica. Infatti la sua caratteristica è il carattere di tensione e instabilità. È praticamente impossibile concludere un brano con un accordo di dominante, a meno che non si voglia volutamente lasciare al brano il carattere di “sospensione”.

Tonalità maggiori e minori: le principali differenze
Fino ad ora abbiamo fatto i nostri esempi riferendoci sempre alla tonalità di Do maggiore. Tuttavia, oltre a tante altre tonalità maggiori (12 in totale), ce ne sono altrettante minori (12 in totale).
Non è un caso che compositori come Bach o Chopin abbiano utilizzato il numero 12 e i suoi multipli per creare le loro opere.
I preludi e fuga di Bach sono 48, suddivisi in 24 nel primo volume e 24 nel secondo. I preludi di Chopin sono 24, gli studi dell’Op.10 sono 12 e quelli dell’op.25 sono 12, per un totale di 24.
I compositori ci giocavano con questi numeri che rappresentano sempre la tonalità.
“Cosa cambia tra una tonalità maggiore ed una minore?”
Risposta: cambia la sensazione.
Una tonalità maggiore restituisce sempre all’ascoltatore un certo grado di serenità. Evoca alla mente immagini positive. Prova a suonare l’accordo Do-Mi-Sol e noterai che questo sarà assolutamente distensivo (poiché è un accordo maggiore). Prova oppure a suonare una scala maggiore (Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si, Do) e avvertirai la stessa sensazione.
Una tonalità minore, invece, dà all’ascoltatore sensazioni di tristezza e malinconia. A riprova di ciò, ti invito a suonare l’accordo Mi-Sol-Si e avvertirai queste sensazioni. Stessa cosa se provi a suonare una scala minore (ad esempio Mi, Fa#, Sol, La, Si, Do, Re, Mi).
Dunque vien da sé che a seconda del carattere che il compositore vuole dare al brano, sceglierà un modo o l’altro (modo maggiore o modo minore).
Se devo descrivere un paesaggio bucolico, con una vista meravigliosa che deve dare all’ascoltatore sensazioni positive, utilizzerò senza ombra di dubbio il modo maggiore. Ti lascio un chiaro esempio, l’inizio della sinfonia “Pastorale” di Beethoven:
Come avrai potuto sentire sin dalle prime note, il brano esprime gioia e serenità.
Se però prendiamo sempre di Beethoven la quinta sinfonia, ci rendiamo conto che lo scenario è totalmente diverso. Già dalle prime tre note veniamo catapultati in un mondo… infernale!!
Questo è il modo minore, in particolare siamo in tonalità di Do minore, una delle preferite di Beethoven (un po’ come il Re minore per Mozart).
Dunque la principale differenza tra una tonalità maggiore ed una minore sta proprio nella prima sensazione che restituisce ascoltandola. Dopodiché, se vogliamo scendere più sul tecnico, ci sono delle chiare differenze “su carta”.
Una tonalità minore si svilupperà su di una scala minore:

Abbiamo così ottenuto:
- La Do Mi
- Si Re Fa
- Do Mi Sol
- Re Fa La
- Mi Sol Si
- Fa La Do
- Sol Si Re
Anche in questo caso sette accordi. Dunque abbiamo realizzato la scala di La minore (naturale) e abbiamo costruito un accordo sopra ognuna di queste note. Ed ecco la tonalità di La minore.
Anche in questa tonalità, così come accade per quelle maggiori, ci sono degli accordi che sono più importanti degli altri e sono sempre gli stessi:
- Accordo di tonica: ossia l’accordo di La-Do-Mi che dà una sensazione di calma e stabilità;
- Accordo di sottodominante: ossia l’accordo Re-Fa-La che dà una sensazione di movimento;
- Accordo di dominante: ossia l’accordo Mi-Sol#-Si che restituisce una sensazione di tensione.
Avrai notato che nell’accordo di dominante ho inserito il Sol#? Da dove è venuto fuori?!?
Per la teoria musicale, un accordo di dominante deve essere sempre un accordo maggiore. Se non è maggiore non può essere un accordo di dominante. Infatti pensaci bene, come potrebbe un accordo minore (triste) dare una sensazione di tensione? C’è bisogno di qualcosa di vivace.
Ecco perché ho inserito il Sol# all’interno dell’accordo Mi-Sol#-Si. Se non lo avessi inserito, quell’accordo di quinto grado sarebbe rimasto semplicemente un accordo di quinto grado. Non sarebbe stato un accordo di “dominante” poiché non ha quella caratteristica di tensione che hanno tutti gli accordi di dominante.
Non a caso, sia nella scala di La minore armonica che in quella di La minore melodica, il Sol lo troviamo alterato (Sol#).
Come Identificare la Tonalità in un Brano
E qui arriva il bello. “Come faccio a sapere quel brano in che tonalità si trova?”
Ci sono persone che hanno un orecchio molto sviluppato (o addirittura l’orecchio assoluto) e riescono a dirti la tonalità esatta solamente ascoltandolo. È una capacità che può essere sviluppata ma richiede moltissimo esercizio.
Per noi comuni mortali ci sono altre procedure che andiamo a vedere. Ricordati sempre che sono tre le cose da osservare per capire la tonalità di un brano:
- l’armature di chiave;
- le prime e ultime battute;
- alterazioni momentanee nelle prime battute.
Se farai attenzione a questi tre semplici passi non potrai mai sbagliare.
Partiamo dal primo punto, l’armatura di chiave, il punto più importante che ti dà già un grandissimo indizio.

Stiamo osservando il Valzer in Si minore di Chopin per pianoforte. L’armatura di chiave presenta due alterazioni fisse, in particolare: il Fa# e il Do#.
Dunque, quello che devo fare è andare a vedere il famoso circolo delle quinte e capire quali sono le uniche due tonalità che possono avere questi due diesis “in chiave”.
Dal circolo puoi notare che le risposte sono solo due:
- Re maggiore;
- Si minore
Ora, per avere la certezza e capire se si tratta di una o dell’altra, dobbiamo seguire gli altri due punti.
Osserviamo le prime e ultime battute del brano. Abbiamo una prevalenza di accordi e melodia che richiamano Re maggiore oppure c’è una prevalenza che richiama Si minore? Scopriamolo subito!
Sin dalle primissime battute, quello che vediamo è questo:

Cioè, possiamo vedere una prevalenza di note che richiamano l’accordo di Si minore: Si-Re-Fa#.
Fai attenzione: questo discorso è valido per l’armonia e gli accordi (mano sinistra). Per quanto riguarda la melodia (mano destra) trovare tutte o alcune note che formano l’accordo non è una garanzia. Infatti, alla mano destra abbiamo visto che c’è un Fa# , un Fa# ancora, un Re e un Si finale.
Se io mi fossi fermato a guardare solamente il Fa# e il Re, avrei potuto pensare che quelle note richiamassero l’accordo di Re maggiore, formato dalle note Re-Fa#-La. Ho avuto “la fortuna” di trovare anche il Si a fine battuta ma sarebbe potuto non esserci.
Dunque, a scanso di equivoci, è la mano sinistra che detta legge.
Se ti ritrovi all’interno di una partitura non pianistica allora ti consiglio di avere più certezze andando al terzo punto.
Controlla le alterazioni momentanee nelle prime battute.
Le alterazioni momentanee sono quelle che vengono inserite prima di una nota.

Se diamo un’occhiata nelle prime tre battute del brano, troviamo subito un La# momentaneo che viene ripetuto spesso. La domanda che devo pormi è la seguente:
“La# è il settimo grado di Re maggiore o Si minore?”
La risposta è Si minore: Si, Do#, Re, Mi, Fa#, Sol, La#, Si.
“perché mi sono fatto la domanda del settimo grado??”
Perché la gran parte delle tonalità minori contengono alterazioni momentanee sul settimo grado. Dunque vedere delle alterazioni momentanee può essere già sinonimo di tonalità minore (ma non è detto!).
Perciò, se traggo le conclusioni ottengo:
- Date le due alterazioni in chiave il brano può essere in Re maggiore o Si minore;
- Date le prime battute, soprattutto quelle riguardanti la sinistra, riesco a vedere palesemente le note che formano l’accordo di Si minore (e non quelle di Re maggiore);
- Riesco a vedere sin da subito il La# che è il settimo grado di Si minore.
Dunque direi che 3 indizi fanno una certezza. Il brano in questione è in Si minore.

Le Tonalità più Utilizzate in Musica
Risulta molto difficile dare una risposta alla domanda “quali sono le tonalità più utilizzate?”
Per rispondere dovremmo prendere tutti i brani musicali di tutte le epoche e di tutti gli strumenti e fare una statistica matematica.
Questo ovviamente non è possibile ma va da sé intuire che, di norma, i compositori prediligono le tonalità con non più di 5 alterazioni fisse.
Questo perché le tonalità con più di 5 alterazioni in chiave iniziano a diventare complesse da leggere per gli esecutori e lo scopo di un compositore è divulgare il più possibile la propria musica affinché altri musicisti possano poi suonarla.
Andare a inserire 6 o 7 alterazioni fisse significa alzare di molto la barriera d’ingresso e uno studente di pianoforte al secondo o terzo anno sarebbe decisamente scoraggiato.
Ti ricordi questo brano? Era la colonna sonora di una pubblicità dell’Enel:
Bene, il brano è in tonalità di Sol# minore con 5 alterazioni in chiave:

Il pezzo non è complesso, anzi è piuttosto lento e ripetitivo. Nonostante ciò, i miei studenti di pianoforte facevano fatica a suonarlo proprio per via delle molte alterazioni in chiave da doversi ricordare.
Ecco che provando a trasportare il brano in un’altra tonalità come Sol minore (che ha solamente due alterazioni fisse), il brano ha cambiato totalmente aspetto (oltre che sonorità).
Individuare un Cambio di Tonalità in un Brano
In alcuni brani/canzoni, può capitare che il brano cambi tonalità.
Il cambio di tonalità è uno strumento molto potente e importante, un vero e proprio asso nella manica che il compositore può utilizzare al momento giusto.
Nel brano di Mina “Grande, grande, grande” vi è un cambio di tonalità ad ogni strofa.
Il primo cambio di tonalità è possibile sentirlo al minuto 1:31, il secondo cambio avviene al minuto 2:16 e così via.
Passiamo al pop vero e proprio. Voglio presentarti questo brano di Beyoncé che ha qualcosa di assurdo. In primis il video è un live e lei canta, balla e si diverte. È un vero tornando e solo a vedere il video ti viene una carica pazzesca!
Ti segno qui di seguito i punti in cui cambia tonalità e l’artista mostra tutta la sua bravura tecnica perché a ogni cambio, corrisponde ad una salita… quanto ancora potrà salire?
Vai al minuto 2:44 dove non a caso indica col braccio verso l’alto (si sta salendo!).
Vai al minuto 3:04 per un ulteriore cambio di tonalità (sempre verso l’alto).
Vai al minuto 3:25 per un altro cambio.
Vai al minuto 3:45 per sentire un altro cambio.
Cosa ne pensi? Pazzesca vero??
Ci sono canzoni, invece, dove il cambio di tonalità avviene per esempio nel ritornello, proprio per evidenziare che si tratta di qualcosa di diverso e speciale. È il caso per esempio di I Have Nothing di Whitney Houston:
Al minuto 1:03 arriva il ritornello e si cambia tonalità.
Come puoi vedere, il cambio di tonalità è utilizzato da tutti, in qualsiasi ambito, in ogni epoca e serve a dare novità e freschezza al pezzo.
Quando si passa da una tonalità all’altra, il nostro orecchio percepisce che si sta entrando in un nuovo mondo, in effetti è cambiata la tonica, ossia il centro tonale e di conseguenza cambia tutto.
A livello di partitura il cambio di tonalità è quasi sempre palese poiché vi è un vero e proprio cambio di armatura di chiave.

Nell’immagine sopra trovi battute 23 e 24 del famosissimo Rondò alla Turca di Mozart. Il brano parte in tonalità di La minore (nessuna alterazione fissa) e ad un certo punto vengono inserite 3 alterazioni fisse passando da quella che era la tonalità di impianto (La minore) alla nuova (La maggiore).
Quando si passa dalla stessa tonalità minore a quella maggiore (e viceversa) si parla di interscambio modale.
È molto semplice effettuare l’interscambio modale, passando così dalla tonalità minore a quella maggiore poiché c’è ad esempio l’accordo di dominante che è in comune per entrambe le tonalità e dunque può essere utilizzato come accordo di passaggio per passare da una tonalità all’altra.
Oppure, per cambiare tonalità, si utilizzano accordi tipici della scala minore in un contesto di tonalità maggiore (o viceversa). Questo aggiunge varietà armonica e colore emotivo alla musica. Ad esempio:
- In Do maggiore, si potrebbe prendere l’accordo Lab maggiore, VI grado della scala di Do minore.
- In Do minore, si potrebbe prendere l’accordo Fa maggiore, IV grado dalla scala di Do maggiore.
Come posso trasportare in un’altra Tonalità?
In molte occasioni è necessario cambiare la tonalità in un brano. Nella gran parte dei casi è necessario fare quest’operazione quando si ha a che fare con i cantanti.
Ci sono canzoni nate per essere delle canzoni femminili che difficilmente un uomo può cantare nella tonalità originale. La stessa cosa è vera anche al contrario. Difficilmente una donna potrà cantare un pezzo scritto e pensato per voce maschile.
Per tale ragione c’è il trasporto, ossia l’adattare la tonalità alle proprie esigenze. La voce è sì uno strumento musicale, ma a differenza di un pianoforte, non ha una gamma di suoni così estesa. Proprio per questa ragione esistono i seguenti registri:
- Tenore;
- Basso;
- Contralto;
- Soprano.
Questi sono quelli più “conosciuti” e comuni. Ovviamente ce ne sono di altri. Ad ogni “nome” corrisponde un’estensione vocale. Per intenderci, il “tenore” e il “basso” sono le voci maschili, mentre “contralto” e “soprano” sono quelle femminili.
Il tenore, per definizione, ha un’estensione vocale più spostata verso l’alto rispetto al “basso”. Non significa che il tenore ha un’estensione maggiore perché è vero che riesce a prendere note più acute, ma è anche vero che non riesce a toccare note così basse.
La stessa cosa accade per le voci femminili. Il contralto ha un registro vocale spostato più verso il basso rispetto a quello del soprano.

Ognuno di noi può riconoscersi in una di queste voci. Non occorre essere degli abili cantanti lirici per definirsi un “tenore”. La parola “tenore” rappresenta esclusivamente l’estensione vocale di una voce.
Proprio perché ogni voce ha la sua estensione vocale, si può ben intuire perché non tutti possiamo cantare tutto. Per questo ci viene in soccorso il trasporto.
Traportare una melodia o un’armonia in un’altra tonalità significa esattamente riproporre il tutto qualche gradino più sopra o sotto.
Hai presente quando su alcune tastiere o programmi musicali trovi scritto +1, +2, +3? Ecco, in quel caso lo strumento musicale trasporta in automatico il brano in una tonalità più alta.
Vediamo adesso come creare da soli un trasporto. Supponiamo di voler trasportare questa melodia:

Abbiamo due modi per procedere. O procediamo ragionando per gradi, o procediamo ragionando per intervalli.
Come prima operazione, però, dobbiamo individuare la tonalità di questo segmento, altrimenti ci manca il punto di partenza.
Vedo che ha un solo diesis in chiave, quindi il mio campo si ristringe tra Sol maggiore e Mi minore. Vedo che il brano inizia e finisce con un Sol, dunque non ho più dubbi: siamo in Sol maggiore.
Proviamo a trasportare tutto in La maggiore, ossia 1 tono sopra. Come procedere?
Proviamo ad adottare il procedimento del ragionamento per gradi. Dunque prendi il tuo segmento e scrivi a matita a che grado della scala corrisponde:

Ohh bene, adesso che sappiamo ogni nota a che grado della scala corrisponde, non dobbiamo fare altro che cambiare l’armatura di chiave per passare da Sol maggiore (un diesis fisso) a La maggiore (tre diesis fissi).

Et violà! Ho mantenuto gli stessi gradi, solo che non sono partito dal Sol ma dal La. Il gioco è fatto!
L’altra strada alternativa per procedere è quella di capire gli intervalli tra le note e riproporre tali intervalli nella nuova tonalità.

Qui sopra trovi la distanza tra una nota e l’altra in termini di toni e semitoni. Per esempio, puoi notare che fra le prime due note della melodia (Sol e Si) c’è una distanza di due toni.
Ciò significa che nella tua nuova melodia, che dovrà partire dal La, dovrai contare due toni dal La per trovare così la seconda nota che è un Do#. Dalla seconda nota nella nuova tonalità (Do#) per andare alla terza nota, scopro che devo scendere di un tono. Dunque scendendo di 1 tono dal Do# ottengo il Si e così via.

Fatto! Non era poi così difficile, no?

Conclusione
In conclusione, le tonalità musicali rappresentano il cuore pulsante del linguaggio musicale, un sistema che permette di esprimere emozioni, creare tensione e risoluzione, e dare vita a melodie senza tempo.
Che tu sia un musicista esperto o un appassionato alle prime armi, comprendere le tonalità ti apre le porte a un universo di possibilità creative. Ricorda, ogni tonalità ha il suo carattere unico, pronto a raccontare storie e suscitare emozioni. Non resta che sperimentare, suonare e lasciarti guidare dalla magia della musica!
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